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Puglia in “zona gialla” ma il tasso di positività rimane alto

Da oggi la Puglia, e Noci, sono in zona gialla. Il che vuol dire restrizioni al minimo per la popolazione e le attività commerciali stando fermo il coprifuoco dalle 22 e sino alle 5 del mattino per tutti. Ciò che ha determinato il posizionamento della regione Puglia tra le regioni al minimo delle restrizioni (mentre cinque regioni: Lombardia, Emilia, Veneto, Calabria e Sicilia sono in fascia arancione), è l’indice di contagiosità RT pari a 1. Ma l’indice dei contagi continua a non scendere e per tale motivo l’assessore regionale Lopalco e il presidente Michele Emiliano continuano a comunicare alla popolazione di comportarsi come se fossero in zona arancione.

In Italia sono 575.979 gli attuali positivi (-3.953 rispetto a ieri), 1.633.839 i guariti (16.035), 79.203 i deceduti (+448), per un totale di casi pari a 2.289.021 (+12.532). I dati del bollettino epidemiologico regionale odierno indicano 622 nuovi casi di cui 228 in provincia di Bari, 39 in provincia di Brindisi, 106 nella provincia BAT, 146 in provincia di Foggia, 84 in provincia di Lecce, 18 in provincia di Taranto, 1 residente fuori regione. Noci è inserita nella fascia dei comuni in cui sono presenti più di 51 casi. L’unica nota positiva è che la maggior parte dei casi evidenziati sono asintomatici o perlomeno posizionati con cure a domicilio.

Ma c’è un dato che preoccupa Emiliano: la saturazione della capienza ospedaliera. È lui stesso ad evidenziarlo sulla propria pagina social in cui richiama l’intera popolazione pugliese a prestare la massima attenzione. “Sinceramente avrei preferito una decisione politica del governo per mandare tutta l’Italia in arancione come ho sostenuto sin all’inizio della scelta del sistema delle tre diverse colorazioni. Ma al di là della zona gialla, abbiamo un indice di incremento dei contagi che non mi rassicura per niente. Siamo sempre in grave pericolo e non siamo affatto in sicurezza. I reparti ospedalieri stanno tornando a riempirsi, pur essendo capienti e organizzati. Ricordate che aumento dei contagi significa - anche con le migliori cure e i posti letto necessari - aumento dei morti e delle gravi complicazioni invalidanti. La curva dei contagi va dunque tenuta comunque bassa anche se abbiamo le terapie intensive pronte ad accogliere tutti quelli che ne hanno bisogno. Rivolgo dunque l'appello di lavorare e studiare da casa a tutti coloro che possono fare a meno di uscire di casa e che possono operare a distanza attraverso la tecnologia. E di non uscire se non per stretta necessità”.

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